LA TERZA GUERRA CIVILE
MARCO ANTONIO ED OTTAVIANO
Cosa accadde a Roma alla morte di Cesare?
Alla morte di Cesare non si ebbe un ritorno alla vecchia repubblica oligarchica, come avrebbero voluto i congiurati.
Si creò, invece, una situazione di grande tensione.
Gli uccisori di Cesare si erano rifugiati in Campidoglio. Su proposta di Cicerone, il Senato concesse l'amnistia ai congiurati. Questo scatenò l'ira dei soldati di Cesare e del popolo.
Quindi, se da una parte i seguaci di Cesare si facevano sempre più minacciosi, dall'altra i congiurati, invece di promuovere nuove iniziative politiche, temendo lo scoppio di tumulti, assunsero un atteggiamento di difesa temporeggiando.
Quali personaggi emersero in questa situazione?
In questa situazione emersero due personaggi, entrambi desiderosi di ereditare il potere di Cesare.
Il primo era Marco Antonio, amico di Cesare e console in quell'anno, uomo furbo e deciso, che si impadronì dei beni di Cesare e fece grandi donazioni in modo da accaparrarsi il favore di soldati e cittadini. Egli durante i funerali del dittatore tenne un discorso durante il quale elogiò calorosamente Cesare al punto che i congiurati, temendo una sommossa, preferirono lasciare Roma. Bruto e Cassio fuggirono in Oriente con lo scopo di radunare un esercito e fare ritorno a Roma.
L'altro era Caio Ottavio, giovane pronipote di Cesare di soli 19 anni che, al momento della morte del dittatore, non era in Italia. Egli, venuto a sapere del fatto che Cesare, che non aveva figli maschi, lo aveva adottato come figlio e gli aveva lasciato in eredità le sue sostanza, tornò deciso ad accettare l'eredità e a prendere il suo posto nella vita politica. Per questa ragione, prese il nome di Caio Giulio Cesare Ottaviano.
Cosa accadde tra i due?
Ottaviano chiese a Marco Antonio di consegnargli i beni che gli spettavano.
Marco Antonio si rifiutò.
Poiché Cesare aveva lasciato 300 sesterzi a testa a favore dei proletari, Ottaviano vendette i suoi beni e quelli ricevuti in eredità in modo da pagare, con il ricavato, quanto era previsto dal testamento: questo gesto gli procurò un grande favore del popolo.
Quale fu la risposta di Marco Antonio?
Marco Antonio, che era ancora console, pensò che la cosa più importante, per poter prendere il posto di Cesare, fosse quella di avere un esercito ed ottenere una provincia vicino a Roma, in modo da tenere sotto controllo ciò che accadeva nella capitale.
Così si fece affidare la Gallia Cisalpina che era già stata data a Decimo Bruto. Poiché Bruto non voleva cedere la sua provincia a Marco Antonio, questi lo assediò sconfiggendolo a Modena.
Quale fu la reazione del Senato?
Il Senato, temendo il successo di Marco Antonio, iniziò a parteggiare per Ottaviano, il quale, data la giovane età, sembrava essere più innocuo.
All'interno del Senato un ruolo rilevante aveva Cicerone, che osteggiava Marco Antonio e iniziò a sostenere Ottaviano.
Quindi, il Senato, pensando di potersi servire di Ottaviano per liberarsi di Antonio, lo inviò a combattere Marco Antonio insieme ai due consoli Aulo Irzio e Vibio Pansa.
Fu questo l'inizio della terza guerra civile.
Come si concluse la terza guerra civile?
La terza guerra civile si concluse nel 43 a.C. con la sconfitta di Marco Antonio, che fuggì nella Gallia Narbonese dove era proconsole Lepido. Egli venne dichiarato nemico pubblico da parte del Senato.
Poiché in battaglia erano morti i due consoli, Ottaviano chiese il consolato a soli 20 anni.
Il Senato, però, oppose un netto rifiuto.
Ottaviano, quindi, marciò su Roma e si fece proclamare console dal popolo.
Inoltre fece revocare l'amnistia concessa dal Senato agli uccisori di Cesare.
Cosa rappresentava questo atto?
Questo atto rappresentava la rottura tra il Senato e Ottaviano.